Un’esperienza unica, un’emozione molto forte.
Il canale televisivo olandese DJAZZ.tv è stato presente al grande Festival Jazz di Torino, il TJF 2015.
Una settimana intensa per registrare artisti, band, riprendere concerti, immagini della città, del pubblico, per fare un reportage del festival nella sua totalità e intervistare gli artisti più significativi.
Una volta montato il video, DJAZZ.tv si prende poi cura delle traduzioni, delle trasmissioni, della promozione e così via.
Provo ora a raccontare le mie emozioni, il mio vissuto e le mie impressioni del festival, dell’organizzazione e della musica.
Torino è una città bellissima, con una storia ricca, che spazia dagli antichi Romani della Julia Augusta Taurinorum ad una città moderna con un’allure europea, palazzi maestosi, piazze grandi, parchi, torri, un castello, viali larghi, un bel centro antico, il Teatro Regio, l’Auditorium, i teatri, i musei, etc. E per fortuna la città non così soffocata dal traffico.
Io, la sottoscritta, in duplice veste di rappresentante del canale televisivo DJAZZ.tv e di giornalista, ed il video maker Andrea Angeli eravamo alloggiati in un bell’albergo in centro.
Abbiamo lavorato a pieno ritmo circondati da tanta gente, non solo dal pubblico ma da fotografi, giornalisti, dal team dell’ufficio stampa sia per il festival sia per il Fringe, dal personale backstage, dalla security e, da non dimenticare, dal personale del Circolo dei Lettori, elegante struttura dove potevamo consumare ottimi pranzi.
Il TJF 2015 è stato un festival esplosivo, ricchissimo di nomi di artisti di fama internazionale, molto diversi tra di loro e provenienti da tutte le parti del mondo.
Per nominarne alcuni, incominciamo da James Newton.E’ stata eseguita la sua Passione di Saint Matthew per soli, Orchestra e Coro da camera (del Teatro Regio), con sezione ritmica diretta da Grant Gershon. Musica universale, musica che descrive ed evoca. ‘E stata molto emozionante e diretta con grande chiarezza e precisione.
Un modello di sinergia tra tutte le parti coinvolte, suonato nell’Auditorio della Rai, dove proprio per puro caso ho incontrato il mio collega di studio del Conservatorio Cimarosa di Avellino ed attuale primo flautista dell’Orchestra della Rai Alberto Barletta.
James Newton, gentiluomo, sensibile e spirituale, ci ha dedicato molto tempo per l’intervista (vedere foto).
Ron Carter, contrabbassista, che in un trio di formazione all’”antica”, cioè pianoforte, chitarra e contrabbasso, quindi senza batteria, ci ha tanto emozionato. Che personalità!
Anthony Braxton, che dirige in una moving performance la sua composizione Sonic Genome per 70 musicisti, da Stati Uniti, Europa, Italia, con 8 ore di musica nelle sale del Museo Egizio.
In quell’occasione ho incontrato il pianista italiano Ciro Longobardi, che mi aveva accompagnato nel 1989 al mio diploma italiano di flauto.
Hugh Masekela, uomo speciale proveniente del Sud Africa che a 80 anni si diverte e sa far divertire una piazza gremita di gente.
Il gruppo giapponese Shibusa Shirazu (vedere foto con “uomo in mutande”), che con il loro spettacolo si confrontano con le feste tradizionali giapponesi, i cosiddetti “Matsuri”, tutto è permesso, tutto si può fare…una specie di carnevale? Cioè se togliamo la maschera oppure se mettiamo la maschera possiamo essere noi stessi e scatenarci?
Danilo Rea, Omar Sosa, Fabrizio Bosso, Randy Brecker, David Murray, Stefano di Battisti e tanti altri.
Il festival si conclude dopo una maratona di concerti con l’esibizione finale dell’Originals Blues Brothers Band.
La Piazza San Carlo è colma con circa 40.000 persone, l’entusiasmo, l’aria di festa e l’energia ravvivano l’anima di tutti noi presenti.
Dopo i concerti sul palco di Piazza San Carlo, la festa continua lungo il Po e sull’adiacente bellissima piazza Vittorio con il programma Fringe.
Tra gli eventi speciali l’immancabile assolo sul fiume Po, il Music on the River, tra l’altro con Andy Sheppard. Un gioco di luci ed ombre e un gioco di suoni ed echi riempiono l’aria.
Molto suggestivo.
Al direttore artistico Stefano Zenni e al suo team di collaboratori un grandissimo applauso.
Ognuno ha dato il massimo per rendere il TJF un grande successo.
I numeri parlano da soli: il TJF ha avuto un pubblico stimato di 225.000 persone, tutti si sono impegnati per far divertire il pubblico e per divertirsi durante il festival.
Un pubblico vasto di giovani ed anziani, dagli appassionati e intenditori ai curiosi.
La città di Torino si presta molto a questo tipo di manifestazione, la città è già da sè elegante e offre spazi indicati; per ogni gruppo c’è uno spazio adatto, come se si sfruttasse il “genius loci”. E questo secondo me è fattore altrettanto importante nella programmazione di qualsiasi evento.
A Stefano Zenni e il suo team, al Comune di Torino, alla Fondazione per la Cultura Torino, all’Ufficio stampa, alla security, alle maschere, al backstage manager e al suo gruppo di collaboratori, fotografi, insomma a tutti un grazie di cuore e un ARRIVEDERCI.
Cécile Prakken – DJAZZ.tv
Fotografo: ph Andrea Angeli
Acconciatura: Francesco Basso